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Il patrimonio e le risorse culturali sono beni comuni che definiscono l’identità di un territorio e della sua comunità.
Una risorsa condivisa in grado di accrescere benefici sociali ed
economici, in cui i processi partecipativi assumono un ruolo determinate
anche per ri-progettare e co-progettare il futuro. Nel quadro del Piano di Lavoro per la cultura 2015-2018, varato dal Consiglio dell’Unione Europea a fine 2014, durante il semestre di Presidenza italiana, si lavora su questo tema
Il patrimonio e le risorse culturali sono beni comuni che definiscono l’identità di un territorio e della sua comunità.
Una risorsa condivisa in grado di accrescere benefici sociali ed
economici, in cui i processi partecipativi assumono un ruolo determinate
anche per ri-progettare e co-progettare il futuro. Nel quadro del Piano di Lavoro per la cultura 2015-2018, varato dal Consiglio dell’Unione Europea a fine 2014, durante il semestre di Presidenza italiana, si lavora su questo tema
In questo ultimo anno il tema della
Governance partecipativa del patrimonio culturale è stato oggetto ricorrente di riflessioni in vari incontri, da ultimo a Lecce, nel corso di
ArtLab15 e ad ottobre dei
Colloqui Internazionali di Ravello Lab.
In entrambi i contesti, se pur con declinazioni diverse ci si è
interrogati sul valore della governance partecipativa per il patrimonio
culturale e sulle potenzialità che essa ha di incidere non solo nel
produrre buone pratiche di valorizzazione del patrimonio ma anche di
migliorare la progettazione integrata a livello territoriale.
Il patrimonio e le risorse culturali sono beni comuni che definiscono l’identità di un territorio e della sua comunità;
partendo da questi valori identitari è possibile incrementare la
consapevolezza che il patrimonio culturale deve essere una risorsa
condivisa, in grado di accrescere benefici sociali ed economici; è su
questo terreno che i processi partecipativi assumono un ruolo
determinate anche per ri-progettare e co-progettare il futuro dei
territori e delle loro comunità, come avviene ad esempio nei processi di
candidatura e nella successiva realizzazione dei progetti delle
Capitali europee della cultura.
I patrimoni culturali, tangibili e intangibili, sono ormai ampiamente
riconosciuti come beni comuni che hanno attivato esperienze e modelli
teorici che ne promuovono la cura e la valorizzazione secondo modalità
sempre più partecipative. Ma quali sono le modalità di
coinvolgimento dei cittadini? Quali
buone pratiche hanno saputo generare e continuano a stimolare? Ma soprattutto, cosa implica, in termini di
condivisione di valori
e di bagaglio culturale, la governance partecipativa del patrimonio?
Quanto i patrimoni culturali di una società e i valori che questi
sottintendono ed esprimono possono acquistare nuovi significati, alla
prova della composizione sempre più variegata e multiculturale delle
comunità di riferimento?
Difronte a domande come queste emergono aspetti dalle molteplici
sfaccettature e complessità e per questo la trattazione del tema
richiede attenzione e approfondimenti, abbracciando entro i suoi confini
domini estesissimi.
Non è quindi casuale che nel quadro del
Piano di Lavoro per la cultura 2015-2018,
varato dal Consiglio dell’Unione Europea a fine 2014, durante il
semestre di Presidenza italiana, uno dei gruppi di lavoro previsti stia
lavorando su questo tema, al quale il Consiglio dell’Unione ha dedicato
le
Conclusioni sulla governace partecipativa del patrimonio culturale approvate durante il semestre di presidenza italiana (novembre 2014)
[1], espandendo il principio che era stato ben analizzato dalla Conferenza
«Heritage Commons: Towards a participative heritage governance in the third millennium»
svoltasi a Torino, a settembre 2014, per iniziativa del Ministero per i
beni e le attività culturali e il turismo, nel quadro della Presidenza
italiana del Consiglio dell’Unione Europe.
Il patrimonio culturale, come è ben chiarito dalle conclusioni del
Consiglio, costituisce un elemento cardine intorno al quale deve
svilupparsi un approccio incentrato sulle persone e improntato alla
promozione di uno sviluppo sostenibile; inoltre viene sottolineata quale
sia l’importanza, per la cultura, di sistemi di governance trasparenti,
partecipativi e informati per rispondere alle esigenze di tutti i
membri della società.
E’ all’interno di questa cornice che nel Piano di lavoro 2015-2018
[2]
è stata prevista l’apertura di un gruppo di lavoro dedicato alla
governance partecipativa del patrimonio culturale. Utilizzando il Metodo
di Coordinamento Aperto (MCA) sono 25 gli Stati membri, oltre la
Norvegia, che liberamente hanno aderito e che stanno lavorando per
rispondere al mandato dato:
- individuare approcci innovativi di governance multilivello del
patrimonio culturale (tangibile, intangibile e digitale) che coinvolga
il settore pubblico, gli stakeholders privati e la società civile;
- passare da una definizione astratta di governance partecipativa ad una visione concreta;
- elaborare un Manuale di buone prassi destinato ai responsabili
politici e alle istituzioni attive nel campo del patrimonio culturale.
Il Metodo di Coordinamento Aperto contribuisce a creare una
comprensione comune dei problemi e a costruire il consenso sulle
soluzioni; lo scambio di buone pratiche tra paesi favorisce
l’elaborazione e l’attuazione delle politiche in assenza di strumenti
regolamentari. Inoltre, con l’avvio dell’attuale Piano di lavoro, al
Gruppo di lavoro MCA si è aggiunto un ulteriore strumento pensato per
favorire il Dialogo strutturato tra Commissione Europea e società
civile, la piattaforma the Voice of Culture.
Lo stato dei lavori
A metà del percorso, il gruppo ha già effettuato tre meeting e
altrettanti ne sono previsti per il prossimo anno, termine entro il
quale il lavoro sarà concluso.
La complessità del tema ha richiesto di condividere un metodo di lavoro
che portasse alla definizione di una cornice entro la quale sviluppare
il mandato e quindi individuare la road map che potesse condurre
all’obbiettivo dato.
1) Costruire la cornice di riferimento
E’ stato indispensabile riflettere in primo luogo sulla situazione di
fatto che si registra in ciascuno Stato membro del gruppo in tema di
governance partecipativa del patrimonio culturale, partendo dalla
conoscenza di aspetti pre-condizionali, una sorta di base comune,
indispensabili alla possibilità di sviluppare esperienze di governance
partecipativa.
Basilari sono state le informazioni che ciascun paese ha fornito
rispetto alle normative nazionali e in che misura nelle leggi generali o
di settore fossero presenti richiami e indicazioni in tal senso. Il
quadro emerso fa ritenere che in generale nei paesi europei le norme
esistenti contengono elementi e richiami che possono favorire la
partecipazione o che, quanto meno, non inibiscono alla società civile,
alle organizzazioni pubbliche e private e alle istituzioni di porre in
essere percorsi partecipativi.
La restituzione di un prodotto finale condiviso passa anche attraverso l’uso di un
vocabolario comune, dove alcune definizioni chiave siano accettate da tutti
Termini come
patrimonio culturale, governance partecipativa del patrimonio culturale, cittadini e società civile esprimono concetti ai quali dare anche un valore fattuale.
Nel caso di alcune definizioni il Gruppo di lavoro ha deciso di
ricorrere a quelle adottate in atti ufficiali già condivisi a livello
europeo; così per la
definizione di patrimonio culturale il Gruppo si è orientato su quella usata nella Convenzione di Faro
[3],
mentre la base di partenza per l’analisi delle esperienze di governance
partecipativa sono le Conclusioni del Consiglio sulla governance
partecipativa del patrimonio culturale.
Su questa strada si sta procedendo per arricchire il vocabolario comune.
2) Uno sguardo al background e al contesto contemporaneo.
L’architettura del sistema culturale europeo è, in larga misura, un
prodotto del XIX secolo, oggi in gran parte inadatta ad affrontare non
solo le sfide poste dalla competizione globale ma soprattutto i
molteplici e mutati bisogni culturali della società che da qualche
decennio ha progressivamente cambiato atteggiamenti e propensioni
culturali, stili di vita, aspettative sociali, in un contesto economico e
politico anche esso fortemente mutato e mutevole. E’ indubbio che la
concezione
di patrimonio cultuale come valore materiale ed eredità culturale da
proteggere e difendere, anche con un parziale isolamento dalla società,
sia stata progressivamente superata da nuovi approcci che si concentrano
sul coinvolgimento delle comunità, così come indicato dalla Convenzione
di Faro e, soprattutto, è ormai accreditato che la
valorizzazione sostenibile passa non solo per la scoperta,
classificazione analitica e difesa passiva dei valori del patrimonio. E’
in questo contesto che anche la fruizione del patrimonio, l’offerta
culturale e la sua progettazione hanno registrato un evidente
cambiamento: il fruitore è sempre più un soggetto attivo, che
contribuisce anche alle fasi creative e di costruzione dei significati,
il cosiddetto “prosumer”.
Il Gruppo di lavoro ha approfondito questi aspetti anche grazie alla
collaborazione di esperti invitati sia a proporre riflessioni sui
cambiamenti storici intervenuti nella concezione di patrimonio
culturale, sia ad illustrare i nuovi approcci, anche partecipativi, che
stanno completamente cambiando le logiche di fruizione e valorizzazione
del patrimonio culturale.
[4]
E’ in questo ambito che si registrano in continua crescita progetti ed
esempi di governance partecipativa del patrimonio. Per avere un quadro
di riferimento il gruppo si è avvalso del lavoro prodotto per la
Commissione da Margherita Sani nell’ambito dell’European Expert Network
on Culture (EENC)
[5], e del contributo fornito da una relazione di Pierluigi Sacco.
3) Le buone pratiche: come passare da una nozione astratta ad una
visione concreta di governance partecipativa del patrimonio culturale.
Su questo punto si concentrerà da ora in poi il lavoro del Gruppo MCA. A
ciascun Stato membro è stato richiesto di produrre alcuni esempi di
buone pratiche nelle quali la governace partecipativa abbia sostanziato
la realizzazione dei progetti. Importante sarà la lettura metodologica
delle esperienze condotte per poter ottenere una visione ampia e
strutturata di come questa sia strumento che facilita la cooperazione
tra diversi livelli di governance, settore pubblico, soggetti privati e
società civile e di come e quanto le
Conclusioni del Consiglio sulla Governance partecipata del patrimonio culturale stiano diventando realtà.
4) ll Dialogo Strutturato tra Commissione Europea e settore culturale.
Alla composizione di questo quadro generale ha molto contribuito anche il risultato del
Dialogo Strutturato tra Commissione Europea e rappresentanti del settore culturale
che si è svolto a Firenze il 2 e il 3 luglio scorso. .I risultati del
Brainstorming sono stati presentati alla Commissione in settembre
[6]
e sono stati acquisiti anche dal Gruppo di lavoro che concordemente ha
deciso di inglobarli nel proprio report finale. Sono emerse posizioni
che non si discostano da quelle che sono maturate anche all’interno del
gruppo di lavoro e che possono essere considerate utili tracce per un
percorso comune. Alcuni degli spunti chiave offerti sono:
- importanza di un quadro normativo che favorisca la
partecipazione della cittadinanza e colmare il gap di informazione e
conoscenze sulle possibilità che le norme offrono in tal senso e che
invece molte volte sono ritenute inferiori alle possibilità offerte.
- inclusione di meccanismi partecipativi in tutto le fasi di
cicli di managment e in ciascun processo decisionale che riguardi il
patrimonio culturale;
- garantire trasparenza e accesso alle informazioni per consentire una partecipazione effettiva;
- adottare approcci di “organizzazione globale”: vale a dire che i
processi di governance partecipativa richiedono che per tutti i livelli e
gli attori coinvolti siano disponibili le risorse, non solo economiche,
necessarie a garantire una effettiva partecipazione;
- assicurare una più ampia inclusione sfruttando pienamente le opportunità offerte dai materiali digitali.
Un cammino ancora in divenire, dunque, quello del Gruppo MCA che dovrà
ancora rispondere a molte domande e proporre possibili, concrete
prospettive e approcci innovativi in coerenza con il mandato ricevuto.
Appuntamento tra un anno.
[4] K. van Balen, A.Vansedande,
Community Involvement in Heritage, 2015.
[6]http://www.voiceofculture.eu. Sul sito è disponibile il report del Brainstorming.