domenica 13 marzo 2011

Democrazia solo di facciata?

L'Art. 21 della nostra Costituzione Italiana recita: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".

Purtroppo viviamo in un momento in cui viene da chiedersi se questo basta a garantire la "libera" circolazione delle idee. La risposta, purtroppo, è “no”.

Oggi, infatti, non appare così scontato poter esprimere senza condizionamenti, o timori di ritorsioni, il proprio pensiero, sopratutto quando non è omologato all'imperante senso comune, che spesso si dimostra troppo acritico e pilotato da un sistema di informazione "addomesticato" e depauperato del suo naturale ruolo di vigilanza del gioco democratico.

E’ per questo che dubito fortemente che il diritto alla corretta informazione dei cittadini e la conseguente possibilità di esprimere le proprie opinioni sia effettivamente e largamente esercitabile in questo Paese, sia a livello nazionale che locale.

Pensiamoci bene.

Chi se la sente di criticare le scelte del potente di turno, anche quando sono palesemente non rispondenti al bene comune? Chi non si è mai chiesto a quali rischi (di ogni genere!) si espone se esprime giudizi contrari a quanto viene deciso nella stanza dei bottoni? Chi non ha provato una certa esitazione a contraddire chi esercitava, in un modo o in un altro, un’autorità?

Eppure non bisognerebbe dimenticare che in una democrazia il cosidetto “potere” lo si esercita in virtù di un principio di rappresentatività attraverso il quale sono i cittadini ad aver affidato ai propri eletti il compito di portare avanti le loro aspettattive di libertà, uguaglianza e giustizia.

Tutto questo oggi ha ancora un valore oppure no?

Mi piacerebbe se si aprisse un dibattito vero su questo argomento.Mi basterebbe cioè che fosse possibile un CONFRONTO leale, onesto, scevro da pregiudizi su temi  che interessano la vita civile di questa nostra città. Mi piacerebbe cioè che la classe politica si aprisse al DIALOGO, in cui anche i semplici cittadini potessero dire la loro, e non come avviene oggi sempre scavalcati dagli apparati nelle scelte politiche che contano, in cui troppo spesso si rischia di confondere gli interessi personali con i comuni interessi di tutti.
E’ necessario cioè, da parte della classe poltica, uscire dalla sala dei bottoni, frequentare meno le conventicole e aprirsi di più ad una logica partecipativa estesa a tutti i cittadini.

Alla classe poltica si richiede, cioè, il coraggio di un chiaro progetto politico da sottoporre al giudizio sovrano del popolo, senza inseguire ingannevoli falsi sondaggi creati ad arte per accreditare ora questa ora quella linea politica, né tantomeno “creare il consenso” con promesse fatte ora qua ora là , con il rischio di generare dannosissime logiche lobbistiche, che, per loro stessa natura, si disinteressano del bene comune.

Del resto il vero leader politico dovrebbe agognare a sentirsi accreditato principalmente dai cittadini e non già da uno status di privilegio, sia esso inteso come investitura di una segreteria politica o frutto di una cooptazione o peggio un’autoinvestitura.

Perché altrimenti il rischio è di vivere in una società in cui la democrazia è solo di facciata. L’esatto contrario cioè di quello che ci insegna la nostra Carta Costituzionale, a cui troppo spesso ci si richiama solo quando ci fa comodo….

Uno (nessuno e centomila)

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