martedì 15 marzo 2011

Perchè c'è bisogno di Codici Etici?

Si riporta un vecchio post....tratto da uno dei blog cittadini...

"e la chiamano “Buona Politica”!

Si respira un clima surreale. La politica blatera, la gente si trova in braghe di tela. Grave appare lo scollamento tra le classi dirigenti di questo Paese e i suoi cittadini. Sembra infatti pesantemente compromessa la fiducia in chi rappresenta le istituzioni democratiche. Il demos (il popolo) infatti si sente privato della propria sovranità, ridotta ormai a puro concetto giuridico formale senza alcuna sostanza. Solo in prossimità di elezioni se ne ricerca il consenso, con roboanti promesse…disattese sistematicamente. E’ una vecchia storia ormai…
Cambierà qualcosa in futuro? E’ quello che si chiedono in molti, quelli che credono ancora nella “buona politica”. Ma non quella sbandierata nei convegni, nei seminari esclusivi: discussa e chiacchierata e basta.  Intendo dire la buona politica “vissuta”, fatta di modelli comportamentali coerenti e risultati verificabili, al netto dei costi sostenuti, confrontati con i benefici ricaduti sull’intera collettività (non solo su una parte di essa…).
Di fatto, agli occhi di cittadini attenti, ammettere da parte della classe politica che esiste una “questione morale” è una manifesta assunzione di responsabilità diretta.
Chi sente il dovere di redigere codici comportamentali all’interno dei propri partiti ammette, cioè, che c’è un “vulnus” a cui porre rimedio.
Insomma: il problema esiste. Ma se si dice che esiste, allora lo si deve chiarire bene ai cittadini, specificando anche le circostanze che hanno portato alla conclusione per cui è necessario predisporre un “codice di comportamento”. Per combattere la malattia e mettere in atto una cura è chiaro che il buon medico deve aver chiari quali sono i sintomi… Allora se a Siena c’è chi annuncia a mezzo stampa che, in prossimità delle elezioni (…giusto per quello), si farà sottoscrivere ai candidati un codice di comportamento si ammette di fatto che fin qui le azioni intraprese sono state ben poco attinenti alla “pratica del buon padre di famiglia”, prive cioè di quella cauta prudenza e ispirato buon senso, che spesso tengono lontani da situazioni pericolose ed incerte. Come incerto appare oggi il futuro di Siena e delle sue storiche Istituzioni (Banca, Fondazione, Ospedale, Università).    
Ecco il punto. Ecco la “questione”. A chi parla di "buona politica", non sarebbe lecito domandare se non basta tener fede ai principi fondativi della nostra Carta Costituzionale e al quadro legislativo vigente (che certo regola il modello del vivere civile), senza sentire la necessità di normare mediante codici comportamentali i criteri di buona amministrazione della Cosa Pubblica?"

UNO (nessuno e centomila)

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